La pedagogia di Madre Adorni

 

Riportiamo in seguito un brano degli scritti di Anna Maria Adorni, che svela efficacemente le linee educative da lei seguite, e cioè:

  • un atteggiamento dell’educatore benevole ed amorevole verso l’altro;

 

  • modo di pensare  ed agire autenticamente cristiano;

 

  • retto e saggio operare;

 

  • l’appartenenza a Cristo,  difensore per eccellenza della dignità della persona umana, dimostrata con la testimonianza della propria vita;

 

  • l’istruzione religiosa;

 

  • l’ammonizione amorevole, a seconda dell’indole di ciscuno;

 

  • la confessione sacramentale, che apre la porta alla grazia della conversione.

 

«L’esperienza ha già insegnato il gran bene che si può fare coll’avvicinare, con piacevole amorevolezza, le carcerate, e studiare le loro inclinazioni con destrezza cristiana; ordinariamente, in questo modo si guadagna il loro cuore, e si ottiene il loro affetto congiunto ad una vera stima. Questa stima la si deve procurare per mezzo di un retto e saggio operare, dimostrando loro coi fatti che siamo vere seguaci di Colui che venne a richiamare all’ovile le pecorelle sbandate. Procedendo in tal modo, queste povere sventurate si sentono incoraggiate, e con tutta schiettezza e confidenza palesano a noi tutti i loro trascorsi.

Mediante l’istruzione religiosa e amorevoli ammonizioni, fatte conforme la necessità e l’indole di ciascuna, ben presto ravvisano il pericoloso loro stato per gli affetti e le pratiche peccaminose in cui vivono da tanti anni, e incominciano a temere la propria perdizione; per questo salutare timore, vengono grandemente a dolersi della loro pessima vita, e con lacrime di compunzione cercano la nostra assistenza per essere aiutate a fare una buona confessione generale e a dar principio ad una vita veramente cristiana, sotto la nostra direzione.

Dopo che sono ritornate nell’amicizia del Signore, per mezzo della confessione sacramentale, la divina grazia opera su di loro meravigliosi effetti: di dolore, per il ricordo di tante scelleratezze, di riconoscenza [a Dio] per averle aspettate a penitenza, e il desiderio di soddisfare la divina giustizia, con la dovuta penitenza per i loro gravissimi peccati, e di riparare col loro esempio e con la vita penitente alla rovina di tante anime che si perdono per la loro licenziosa e scandalosa vita e per le loro malvagie insinuazioni.

Immediatamente le suddette ravvedute cercano di guadagnare al Signore quelle povere disgraziate che vengono in seguito in queste carceri a subire la condanna meritata […]. E, meglio che possono, fanno loro vedere la bruttezza del peccato e il pregio della virtù, il castigo dell’uno e il premio dell’altro».

(Adorni Anna Maria, Al servizio dei più deboli, Roma, Città Nuova Editrice 1983, 88-89. Le sottolieature sono nostre.)

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